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Negli anni Sessanta del secolo scorso venne eliminato per lavori di ampliamento il piccolo cimitero ebraico.
Per accedervi si entrava da una porticina in ferro che, quando si apriva, cigolava sui cardini arrugginiti. C’erano due roseti a ridosso del muro, poche tombe con marmi logorati dalle intemperie, che rendevano i nomi leggibili a stento: Colombo, Falchi, Lattes, Mortara, Olivetti, Ottolenghi, Segre e Strumia. Comparivano anche le lapidi di due guardie reali albanesi di religione ortodossa.


Datazione: 1960
Archivio Privato Marino Mondino; pubblicato da Il Saviglianese in data 01/11/2017
Argomento: Ambiente fisico e infrastrutture